Diario della morte italiana

Diario della morte italiana

venerdì 26 aprile 2024

 







Pongo solo due esempi d'uomo

che saranno appena abbozzati

affinché il lettore possa vedervi attraverso

 

Prendiamo un uomo che sia

piccoli occhi ciechi al giallo, al rosso, al blu

lingua che lecca oggetti, idoletti, ritualità

di consumo

insomma il consumatore

- il serpente che esce dal suo buco nella terra

con la sua linguetta biforcuta più

grande della sua testa è al confronto

maestoso

perfettamente fatto di perfetta maestà -

tuttavia ammettiamo pure che nella vita mediocre

della forma posta ad esempio vi siano rari slanci

(è un mostro sì ma tiene alla famiglia ecc.)

vita accennata rozza mediocre ma a volte raffinata

per un pensiero o un sentimento che sfugge

alla cultura media e leccante del consumo,

pensiero, sentimento appreso chissà dove, vissuto

fino al punto che l'impianto umano dozzinale

talvolta è cosa anche delicata, tintinnante

ma non di cristallo, s'intende,

brutto

sempre e comunque

ma che tuttavia può essere in quest'uomo

rara minuscola finezza

e non parlo di quella rozza presunta finezza

che ogni uomo in qualche modo civilizzato possiede

come usano pure questi serpenti

- i serpenti veri, invece, ai loro buchi

famigliari tornano appetenti o soddisfatti

perché mai si sono nutriti d'aureolata falsità,

e poi anche i topi, a trovarne di campagnoli,

sono dei validi naturali cibi e manufatti

possessori di una loro fiorente beltà,

perché non esiste immondizia in natura

in quella natura che con amore li ha scolpiti -

Di questa forma d'uomo lo scultore

è pertanto l'innaturale borghesia

consumista, iperconsumista come dice Fromm,

poi oltremodo alienata, poi oltremodo nichilista

per alienazione & nichilismo inferociti nei decenni

per ogni aridità, ogni crudeltà, ogni violenza ecc.

Tutti noi infine facciamo i conti con questi fattori

e ciò avviene per tutta una vita

e quasi senza pausa, pace, respiro

finché la nostra spontanea o diversa o da oppositori

forma di vita ne risente o viene talvolta presa

in quel regime che non è esterno a noi,

perché il consumatore democratico & libero

è egli stesso consumatore e produttore di regime,

i valori, o fattori, sono da egli riprodotti

nella sua piccola anima industriale e succursale

La forma di vita consumista è perciò perfetta,

soddisfatta e insoddisfatta come dice la regola,

assoluta e bestemmiata come dice la regola,

e proprio per questo è dura la vera lotta

contro la presa borghese, il regolamento interiore

Prendiamo la laurea,

che oggi essa abbia un senso va bene, 

ma che siano una o due e basta,

tre sono già troppe tutte in una nazione

che per valore ha stabilito l'Ignoranza,

ed hanno il loro senso, sì, ma per quello

attimo che università e presuntuosità ingrassa

Va bene, insomma, purché gli occhi,

che già hanno disconosciuto i colori,

siano occhi di non studiosi, non lettori,

non curiosi, non sapienti ma ciechi e felici

così come le pance appesantite di merci

siano grevi, fangose, inabili all'uomo agile

benché assolute e sazie ideologie di stomaci

È dei ciechi alle comete l'odierna astronomia

come dei preparatori di crolli l'ingegneria,

perché per sfere di corrotti o bolge dantesche

ma ancor più tonte e più gremite di cieche bestie

è fatta la civiltà borghese nei suoi uomini

di carni e menti consumate a ogni vizio:

sostanze, derive, oblii, merde, e di questi

il più duro tra tutti è proprio il Consumo

la più vasta e profonda immondizia

È di chi si lecca in sé come consumatore

il vero cartilagineo molle consumismo

finché poi, però, l'ingegnere e l'astronomo

il notaio e il giudice di Cassazione

consumeranno anche le poesie

ed anche questo dice la regola dura:

che un consumatore vero consumi tutto,

anche i figli, come Ugolino, e già succede

che il mafioso uccida i figli suoi e altrui,

che tenti la sacra scrittura, scriva poesie,

canzoni, magari alla maniera di De André,

come quel killer che cita Dylan Thomas:

tutti sporchi di consunta religione

Ma piangere sulla morte delle stelle

e sul crollo dei ponti è inutile

quanto piangere sui cristiani futili,

e morti, che consumano agnelli

in questa Pasqua

Che le poesie comprendano i carri armati

lo scrissi ancor prima di essere adulto

e che al vasto deserto di regime rispondano

semiasciutte di una diversa desertica poeticità

è naturale, appena una irrigazione a goccia,

e questo lo affermo oggi che sono contadino,

che ho smesso l'adulto vizioso di città

per un selvaggio rinato sotto la pioggia,

e affermo che solo trapassando profetici,

grotteschi, la poesia si può dare oggi poesia,

che non sia scrittura sacra a criminali e giudici

in questi tempi di già vissuta elegia, già inferta,

nel corpo nostro già consumato della Terra

e non in anfiteatri famosi e mafiosi di Sicilia,

non cantata nei libri della Pléiade, in carta

Cambiamento climatico e profetico

che impedisce perfino l'orto modesto

di un poeta inconsumato, già monaco

Olocausto adusto

propagato da vite pasciute e inaccorte

costruito in masse esaltate e depresse

perché consumismo, appunto, è interno

consumare cose senza importanza ma

tenendovi come fossero valori assoluti

e senza un attimo di considerazione

che non sia quella vaga scia di luce vista nel buio,

se non fosse però che il tempo della consumazione

non è mai quello della considerazione :

l'attimo di irrazionalità può infatti durare una vita

e come un buco nero inglobare l'attimo di ragione

quella scia che abbiamo visto di cometa,

e non parlo di intelligenza ma di ragione

non umana maestà ma umana sufficienza

Perciò il giudice e l'ingegnere si fanno poeti

dopo l'ennesima mutazione della colpa

d'adulti e delle colpe loro peculiari,

ma non sono poeti,

e pubblicano anche dei libri

poesie piene di criminale saggezza

saggezza da apparato

immorale arida violenta saggezza

e possono anche farsi dolci

nella piega dolciastra della poesia

che parla di stelle e comete

e non di serpenti e coccodrilli

come qui faccio io,

poesie dolci da adulti impostori

È la costruzione pietra su pietra, sabbia su sabbia

di una cultura borghese che ci ha tolto non solo poesia,

e ogni arte, ma la stessa libertà d'esser uomini;

forma prodotta, acquisita e riprodotta,

labirinto di complicità,

che io raffiguro al lettore;

e irrigazione ma al contrario, volontà di carestia,

stillicidio di pietre, deserto in chicchi e germi

di deserto che infine una mente assuefatta

o positiva assumerà come un luogo di fertilità,

ennesimo stadio di morte da trapuntare di poesie

tra una guerra e l'altra, tra una droga e l'altra

tra un atto da predatore e un atto da predatore,

ed è innegabile l'esistenza, ne converrà il lettore,

di questa espiazione della predazione

che si dà così facile nella poesia:

il diventare poeti per un'ora o due al mese,

o l'acquisire una laurea in astronomia

Borghese depresso ma saettante

furbo ma probo anche,

zelante uomo biforcuto,

ché la linguetta consumatrice

del tipo serpente è da sempre divisa in due punte

 

Prendiamo ora l'altro esempio d'uomo:

inconciliabile anch'egli alla Terra

insostenibile anch'egli a un'idea di sano mondo

illegittimo anch'egli alla Terra

eppure ammirato, imitato e anche adorato

dalla stirpe dei serpenti e dei serpentelli

dal ceto più basso e aspirante

che al più alto è aggrovigliato

sì, si tenga a mente la parola groviglio   

Questo catrame diffuso porta sempre a lui

alle cime dei palazzi della politica

dell'impresa, ai trentesimi piani

ai trentesimi gradi

e tutti i luoghi, gli oggetti, gli orpelli

tutto il creato della Produzione sono suoi

Uomo quindi bello

ma come può esserlo Hitler per un ragazzo borghese,

dove tutta la bruttezza dell' idoleggiato

è una cosa come segreta

per la massa idoleggiante,

come il davvero bello beduino piegato

che bacia il deserto

e magari anche sdentato come nessun borghese,

e rugoso e felice della forgiatura solare

come una spada medievale, giapponese

direttamente concessa da Allah o Ra-Ammone; 

beduino forma di vita bella perché imbruttita

da natura e da naturale religiosità,

non bella in quanto brutta d'ideologia

propagandata fino all'estasi estetica,

quando il baffo brutto e sporco di parole violente

esplode infine in una bellezza di coccodrillo

e allora tutto un vasto ceto sociale di serpentello

a sostenere la razza, la semiotica

del coccodrillo umano perciò antiestetico

orrendo profondamente, in prammatica

veste, che sia giacca nera o a pois gialli,

su cui si protende la testa del grande predatore

troppo grande per quel suo corpo umano

che io qui figuro imago del Dio Mammona,

pulito, lindo, per sparso sangue lontano

e altero, gonfio, per qualità di Divino,

essendo però pur sempre un coccodrillo

nel suo fango, nel suo potere

di denaro ed è solo quello

il suo impero

Il furbo ragazzo borghese

la cui vista esclude certe gamme di colore

da intellettualista occidentale fieramente biforcuto

afferma sì la bellezza di Hitler, o Lucifero, o Toni Montana

(qui non importa in quale personaggio sia compiaciuto)

ma il volutamente daltonico o cieco Dio coccodrillo

che è già colpevole in quanto adulto

e per tutti i suoi attributi

e per le gamme di colore proprio da egli detenute

è comunque ben peggiore di ogni ragazzo stolto,

il quale è complice in fondo solo della semiotica biforcuta

ma pronto, io so, a spogliarsene in un minuto

se ricevesse una diversa lezione

Alla deità, invece, è impossibile negargli la deità

negargli il suo Hitler, o Lucifero, o Toni Montana

come il massone per cui davvero il diavolo,

tra un decreto legge e l'altro,

tra una guerra e l'altra

o una giocata a golf, ha il suo valore

Migliore era certo il nazista Eichmann,

così probo e zelante, così ingenuo e credulone

una pelle di squame l'avrebbe chiamata mantello

e non senza una qualche giustificazione

in quella società nuova alla massa

nuova alla radio e senza televisione,

in cui la massa poteva essere se stessa

per fatale e ancora ignota seduzione

Oggi, diversamente, televisione c'è

ed è, tra un gioco e l'altro, informazione

una forma brutta di sapere ma lo è,

scremandone la propaganda, verificandone

su internet ogni dichiarazione

è una forma di sveglia contro dittatori e re,

perciò, la massa che oggi vaga nell'Ignoranza

non ha più nessuna giustificazione

innegabilmente fa i conti con la sua Stupidità

Sfilante sulle sue passerelle il regime

è sempre nullo o avverso alla bellezza,

e lo vediamo da noi, non servono più strumenti,

così come sappiamo che propaganda è scaltrezza,

ormai vistosa ostile e inversa irrigazione

Eichmann non aveva occhi così vedenti

quanto un uomo d'oggi appena intelligente

Catene d'oro al collo come un cantante

ha l'economista, l'imprenditore, il banchiere  

ma che non sono pacifici oggetti

ma emblemi molto più grossolani,

quando in televisione mostra le sue banconote,

come fossero quadri o pani o carni fresche  

e in oggetti affoga, costosi, non cinesi,

e sono questi la sua unica dote di nozze

finché non privo di estetica presunzione,

oggetto di sé, uomo idolo, stesso creatore

del suo esserlo, mostra quel poco che è dentro

di sé, ad occhi che lo sanno vedere, e cioè

il suo animo quasi disabile a idea e sentimento

tant'è che mentre sorride è sincero

questo Eichmann odierno, o Mario Draghi,

così presso il suo denaro, cinque euro,

sventolandolo in pornografica televisione

Quest'uomo può prendere il mondo in un attimo

diventare in un attimo il creatore di un cosmo,

ma precario, di Giuda, su cui però istallarsi,

e attraverso questo creato traditore darsi

all'uomo cieco e riproduttivo più in basso

che ne lecca e divora le merci

e lo precariamente ma fortemente

nel rito del Consumo

Insomma, seppure i voti siano precari,

il dominato ringrazia e trapassa con essi,

come da regola, il fatto dello stesso consumo,

che vige regolarmente proprio in questo trapasso

da un oggetto a un altro, da un idolo a un altro

per crepuscoli veloci, per attimi di presa;

il denaro d'altronde implica solo una spesa

che porta un acquisto e nulla oltre tale fatto

a meno che non sia un ringraziare d'altro tipo,

e non sia un fatto, appunto, ma un rito,

e allora succede che qualcuno dei serpenti,

talora l'intera massa, non solo ringrazi il coccodrillo

comprandone gli orpelli, ma voglia mangiarlo,

voglia consumare adorante i suoi campioni,

proprio come nell'agnello mangiano i cristiani

erroneamente, segretamente il loro Creatore,

e nell'ostia pure il corpo; e sono anche baciatori

di santini e piedi di statue i cristiani...

I consumatori serpenti sono invece dei leccatori,

e sono anche dei divoratori dei loro creatori,

e non meno pornografici di quelli leccano

e sgranocchiano come biscotti il Cristo loro,

che sia il Dio Dior, il Cristo Barilla, Lamborghini

o il Braun pantocreatore nonché frullatore

e così risalgono dal cosmo al Cosmocratore

all'origine degli oggetti e dei figurini

al dente storto con cui il coccodrillo, l'ordinatore

che incarna il kaos, ha preso terre e mari,

invaso e conquistato, occupato ogni territorio

ed è questo il suo primo atto, il possesso,

perché la Produzione non produce, dio non crea

se prima non possiede, se prima non prende

il mondo nei suoi spazi, e gli spazi sono popoli,

Prima di gettare il suo culto, dunque,

la sua cultura di merci e uomini idoli

quest'uomo deve realizzare una presa,

la presa della Terra e delle genti terrestri,

abbattendo giungle ed esplorando abissi

per poi con il lavoro di cesello intagliare

questi mondi a mo' di commerciali masse

commerciali idoli commerciali panorami

non paesaggi, non uomini, ma tipi funesti

di cose e genti stranite, sbiancate, ariane

e dunque una specie di setta omologata

e rosata, d'un grigio rosa incline a tutto

disposto a tutto, a tutto il male collaudato

ed è questo un carnaio peggiore del resto

di morti che avanza da una guerra, quelli

stesi a terra, quelli in piedi come vincitori,

questa lurida massoneria di consumatori

diverso groviglio di morti, diverso

ma comune a tutti noi che lo viviamo,

ed è qui che la parola groviglio è nodo,

l'inestricabile, il difficile nodo che lega

ormai ogni ceto e popolo del mondo,

serpente e coccodrillo, giungle e abissi

dell'uomo, groviglio di guerra e pace,

morte e vita che sono nell'uomo finché

chi divora e viene divorato sono uguali

corpo che striscia e corpo che sovrasta

lingua che torna al suo buco timorato,

e dente da mascella forte, conficcato

di forza nell'uomo, nell'altro come in sé;

la testa triangolare e piccola da serpe,

il piccolo furbo, traditore che è stato tradito

e la testa allungata da grosso alligatore

che sorride accanto alla sua banconota

denti storti su giacca nera, unghia schifosa

giallastra, sporca, deforme artiglio incarnito

nella sua sfera di morte o bolgia superiore

Tuttavia la goffa grassa bestia, nel groviglio,

ancora si distingue dal borghese inferiore

che non è meno meschino ma meno crudo,

raramente è Hitler, di cui pure è meno bello,

e non sforzi di lauree in filosofia né stelle

nemmeno le brutte poesie con cui s'atteggia

questa sua divina mediocrità contempla

rispetto a quella popolare che lo idoleggia

No, la sua sazietà è disperata follia, colpa

del suo detenere il mondo senza meritarlo,

malinconia di chi non conosce arte o lavoro

e non deve a nessuno la pur minima cura

e gli sono indifferenti le stelle e l'intero cielo,

e perciò come coccodrillo è sazio e realizzato

mentre da uomo egli è alieno all'uomo,

ed è confitto nel proprio dolore

quanto il suo dente avvelenato

o il suo artiglio da presa, artiglio e dente

come sua unica forma, mentre

per l'animale non valgono che come strumenti,

artigli e denti rispondenti a testa e cuore;

e non nel vivo dramma del biforcuto

egli vive, ma nella tragedia in cui è fermo,

ché non pena loquace ma dolore muto

lo perseguita come Oreste e lo frastorna;

e di moralità alcuno sprazzo redentore

né quella poeticità di poesia domenicale

ma solo un buio compatto e amorale

che si addica alla possanza di un rettile

così grosso nella sua capitalista vita sociale

- il coccodrillo vero, invece, al confronto

 è stimabile, perché la pelle squamosa è naturale

e non è vero che non conosca tormento,

ed è più ingenuo e innocente di un bimbo

tant'è che ho visto un bimbo intrappolarlo

fissando semplicemente un cappio a tre paletti

e quando la trappola è scattata ho visto

perfino una tenerezza nel coccodrillo

rivelata oltre l'apparente ruvidezza -

Quest'uomo invece non conosce

che la sua fiera mente ridotta in pezzi,

la ancor più ruvida e coriacea corazza

che è cinismo, la presunzione tutta

impegnata nell'esaltazione di sé duro

e ignorante, confusa con la forza,

e non conosce nemmeno quei freni

meccanici della paura che le masse popolari

a volte possiedono per istinto e ciò lo rende

privo pure di quella ragione che è svolta

in deliziosi confini inconsci, irrazionali,

dove talora una spontanea pietà si compie

- il coccodrillo, quindi, liberato da pietà

contadina, con sua inconscia coscienza

o etica rettile infine torna alla sua pozza,

e dagli orti, dai manghi in filari si guarderà

accorto, rispettoso, e dalla gente che li coltiva,

ma riconoscente è per umiltà e intelligenza,

per quel confine di sé così avvisato e capito

che gli impedirà di ricadere nell'errore,

nello sconfinamento brado, senza rispetto,

nel possesso oltre il consentito, nel puro potere -

L'uomo potente, al contrario, è rotto

in questo errore e per purezza lo muta in vizio,

finché torna sulle meravigliose distese terrestri

che sono di altri o soltanto della Terra

per distruggerle, o sono completamente sue,

quasi che il potere in fondo sia odio,

odio di giardini e paradisi, e allora delle guerre

o dei terremoti gioire diventa la sua pozza,

arricchirsi fino a morire, ed ecco allora il rito

fangoso di quel filare di banconote esposte

come frutta, carne, nel suo detto Mercato,

e questo rituale è poi perfezione, accuratezza

posta in tali atti volgari di ostentata ricchezza,

l'errore stesso è perfezione, perfezionato

benessere che la televisione mostra

come modello, negando di colpo il resto

o meglio il vasto mondo sano e importante;

e mentre la propaganda esalta nasconde

quel che di vasto e orrendo è da celare

intorno a questa fenomenale lezione

del denaro e del suo rettile servitore

Lezione d'artiglio, potremmo chiamarla,

o di quel dente osceno e feroce

che avanza grottesco dalla mascella,

ma che mostrarlo è come un'arte, specie 

di scherma ma senza arte, un nulla

come nulla è la ricchezza, cosa atroce,

e concorrenza, competitività d'impresa

borsa, investimenti, affari, titoli

ogni sua parola appare già vuota

e qui ne converrà il lettore

Che una cera di volti e busti terrei

in linguaggi vili permei infine tutto di sé,

dai palazzi civili ai popoli, e che i riti

del mondo siano i loro deliri e sputi;

e che i loro artigli e i loro denti

siano infine i nostri, quegli assalti rituali

e mortali alla vita la nostra forma di vita,

proprio come tutti i loro motti di morte

diventano infine i nostri soldati,

che sono figli nostri e mai i loro,

come quel Bush riformato;

e che gli slogan dei venditori  

siano i nostri pensieri, la forma

stessa delle nostre teste, proprio

come gli stomaci vengono sformati

dalle merci gassate dei produttori;

e fabbricanti d'armi & guerre

siano la forma di ogni politica,

democratica, fascista, progressista

la forma di ogni democrazia che insista

su sicurezza, libertà, benessere, nazione 

e tutte le altre parole da copione

 

Io chiedo quindi che il lettore mi assista

e lo provoco e lo sferzo perché si opponga

all'idea falsa per cui saremmo tutti costretti

allo svanimento, non vita ma sopravvivenza,

all'idea che l'uomo non abbia coscienza

e libero arbitrio ma sia solo neuroni di bestia

e la bestia debba essere piegata, estinta;

finché anche l'idea di estinzione passi

e doveroso sia ogni fatalismo, ogni servilismo

al fato, che sempre viene incarnato dal potere,

quasi che le foreste producessero inquinamento,

non umana ma naturale o divina apocalisse

e questo già viene detto con quel negazionismo

che oggi assume forme politiche di piani

climatici non di contrasto ma adattamento  

L'idea che invece io qui rivendico e pongo

è che ogni uomo è l'autore di una scelta

e questa configura infine tutto il mondo,

e da poeta che qui urla, o boccheggia,

e forse poi muore, qui ho scelto di parlare,

di dialogare con l'intelligenza del lettore.