Pongo solo due esempi d'uomo
che saranno appena abbozzati
affinché il lettore possa vedervi attraverso
Prendiamo un uomo che sia
piccoli occhi ciechi al giallo, al rosso, al blu
lingua che lecca oggetti, idoletti, ritualità
di consumo
insomma il consumatore
- il serpente che esce dal suo buco nella terra
con la sua linguetta biforcuta più
grande della sua testa è al confronto
maestoso
perfettamente fatto di perfetta maestà -
tuttavia ammettiamo pure che nella vita mediocre
della forma posta ad esempio vi siano rari slanci
(è un mostro sì ma tiene alla famiglia ecc.)
vita accennata rozza mediocre ma a volte raffinata
per un pensiero o un sentimento che sfugge
alla cultura media e leccante del consumo,
pensiero, sentimento appreso chissà dove, vissuto
fino al punto che l'impianto umano dozzinale
talvolta è cosa anche delicata, tintinnante
ma non di cristallo, s'intende,
brutto
sempre e comunque
ma che tuttavia può essere in quest'uomo
rara minuscola finezza
e non parlo di quella rozza presunta finezza
che ogni uomo in qualche modo civilizzato possiede
come usano pure questi serpenti
- i serpenti veri, invece, ai loro buchi
famigliari tornano appetenti o soddisfatti
perché mai si sono nutriti d'aureolata falsità,
e poi anche i topi, a trovarne di campagnoli,
sono dei validi naturali cibi e manufatti
possessori di una loro fiorente beltà,
perché non esiste immondizia in natura
in quella natura che con amore li ha scolpiti -
Di questa forma d'uomo lo scultore
è pertanto l'innaturale borghesia
consumista, iperconsumista come dice Fromm,
poi oltremodo alienata, poi oltremodo nichilista
per alienazione & nichilismo inferociti nei decenni
per ogni aridità, ogni crudeltà, ogni violenza ecc.
Tutti noi infine facciamo i conti con questi fattori
e ciò avviene per tutta una vita
e quasi senza pausa, pace, respiro
finché la nostra spontanea o diversa o da oppositori
forma di vita ne risente o viene talvolta presa
in quel regime che non è esterno a noi,
perché il consumatore democratico & libero
è egli stesso consumatore e produttore di regime,
i valori, o fattori, sono da egli riprodotti
nella sua piccola anima industriale e succursale
La forma di vita consumista è perciò perfetta,
soddisfatta e insoddisfatta come dice la regola,
assoluta e bestemmiata come dice la regola,
e proprio per questo è dura la vera lotta
contro la presa borghese, il regolamento interiore
Prendiamo la laurea,
che oggi essa abbia un senso va bene,
ma che siano una o due e basta,
tre sono già troppe tutte in una nazione
che per valore ha stabilito l'Ignoranza,
ed hanno il loro senso, sì, ma per quello
attimo che università e presuntuosità ingrassa
Va bene, insomma, purché gli occhi,
che già hanno disconosciuto i colori,
siano occhi di non studiosi, non lettori,
non curiosi, non sapienti ma ciechi e felici
così come le pance appesantite di merci
siano grevi, fangose, inabili all'uomo agile
benché assolute e sazie ideologie di stomaci
È dei ciechi alle comete l'odierna astronomia
come dei preparatori di crolli l'ingegneria,
perché per sfere di corrotti o bolge dantesche
ma ancor più tonte e più gremite di cieche bestie
è fatta la civiltà borghese nei suoi uomini
di carni e menti consumate a ogni vizio:
sostanze, derive, oblii, merde, e di questi
il più duro tra tutti è proprio il Consumo
la più vasta e profonda immondizia
È di chi si lecca in sé come consumatore
il vero cartilagineo molle consumismo
finché poi, però, l'ingegnere e l'astronomo
il notaio e il giudice di Cassazione
consumeranno anche le poesie
ed anche questo dice la regola dura:
che un consumatore vero consumi tutto,
anche i figli, come Ugolino, e già succede
che il mafioso uccida i figli suoi e altrui,
che tenti la sacra scrittura, scriva poesie,
canzoni, magari alla maniera di De André,
come quel killer che cita Dylan Thomas:
tutti sporchi di consunta religione
Ma piangere sulla morte delle stelle
e sul crollo dei ponti è inutile
quanto piangere sui cristiani futili,
e morti, che consumano agnelli
in questa Pasqua
Che le poesie comprendano i carri armati
lo scrissi ancor prima di essere adulto
e che al vasto deserto di regime rispondano
semiasciutte di una diversa desertica poeticità
è naturale, appena una irrigazione a goccia,
e questo lo affermo oggi che sono contadino,
che ho smesso l'adulto vizioso di città
per un selvaggio rinato sotto la pioggia,
e affermo che solo trapassando profetici,
grotteschi, la poesia si può dare oggi poesia,
che non sia scrittura sacra a criminali e giudici
in questi tempi di già vissuta elegia, già inferta,
nel corpo nostro già consumato della Terra
e non in anfiteatri famosi e mafiosi di Sicilia,
non cantata nei libri della Pléiade, in carta
Cambiamento climatico e profetico
che impedisce perfino l'orto modesto
di un poeta inconsumato, già monaco
Olocausto adusto
propagato da vite pasciute e inaccorte
costruito in masse esaltate e depresse
perché consumismo, appunto, è interno
consumare cose senza importanza ma
tenendovi come fossero valori assoluti
e senza un attimo di considerazione
che non sia quella vaga scia di luce vista nel buio,
se non fosse però che il tempo della consumazione
non è mai quello della considerazione :
l'attimo di irrazionalità può infatti durare una vita
e come un buco nero inglobare l'attimo di ragione
quella scia che abbiamo visto di cometa,
e non parlo di intelligenza ma di ragione
non umana maestà ma umana sufficienza
Perciò il giudice e l'ingegnere si fanno poeti
dopo l'ennesima mutazione della colpa
d'adulti e delle colpe loro peculiari,
ma non sono poeti,
e pubblicano anche dei libri
poesie piene di criminale saggezza
saggezza da apparato
immorale arida violenta saggezza
e possono anche farsi dolci
nella piega dolciastra della poesia
che parla di stelle e comete
e non di serpenti e coccodrilli
come qui faccio io,
poesie dolci da adulti impostori
È la costruzione pietra su pietra, sabbia su sabbia
di una cultura borghese che ci ha tolto non solo poesia,
e ogni arte, ma la stessa libertà d'esser uomini;
forma prodotta, acquisita e riprodotta,
labirinto di complicità,
che io raffiguro al lettore;
e irrigazione ma al contrario, volontà di carestia,
stillicidio di pietre, deserto in chicchi e germi
di deserto che infine una mente assuefatta
o positiva assumerà come un luogo di fertilità,
ennesimo stadio di morte da trapuntare di poesie
tra una guerra e l'altra, tra una droga e l'altra
tra un atto da predatore e un atto da predatore,
ed è innegabile l'esistenza, ne converrà il lettore,
di questa espiazione della predazione
che si dà così facile nella poesia:
il diventare poeti per un'ora o due al mese,
o l'acquisire una laurea in astronomia
Borghese depresso ma saettante
furbo ma probo anche,
zelante uomo biforcuto,
ché la linguetta consumatrice
del tipo serpente è da sempre divisa in due punte
Prendiamo ora l'altro esempio d'uomo:
inconciliabile anch'egli alla Terra
insostenibile anch'egli a un'idea di sano mondo
illegittimo anch'egli alla Terra
eppure ammirato, imitato e anche adorato
dalla stirpe dei serpenti e dei serpentelli
dal ceto più basso e aspirante
che al più alto è aggrovigliato
sì, si tenga a mente la parola groviglio
Questo catrame diffuso porta sempre a lui
alle cime dei palazzi della politica
dell'impresa, ai trentesimi piani
ai trentesimi gradi
e tutti i luoghi, gli oggetti, gli orpelli
tutto il creato della Produzione sono suoi
Uomo quindi bello
ma come può esserlo Hitler per un ragazzo borghese,
dove tutta la bruttezza dell' idoleggiato
è una cosa come segreta
per la massa idoleggiante,
come il davvero bello beduino piegato
che bacia il deserto
e magari anche sdentato come nessun borghese,
e rugoso e felice della forgiatura solare
come una spada medievale, giapponese
direttamente concessa da Allah o Ra-Ammone;
beduino forma di vita bella perché imbruttita
da natura e da naturale religiosità,
non bella in quanto brutta d'ideologia
propagandata fino all'estasi estetica,
quando il baffo brutto e sporco di parole violente
esplode infine in una bellezza di coccodrillo
e allora tutto un vasto ceto sociale di serpentello
a sostenere la razza, la semiotica
del coccodrillo umano perciò antiestetico
orrendo profondamente, in prammatica
veste, che sia giacca nera o a pois gialli,
su cui si protende la testa del grande predatore
troppo grande per quel suo corpo umano
che io qui figuro imago del Dio Mammona,
pulito, lindo, per sparso sangue lontano
e altero, gonfio, per qualità di Divino,
essendo però pur sempre un coccodrillo
nel suo fango, nel suo potere
di denaro ed è solo quello
il suo impero
Il furbo ragazzo borghese
la cui vista esclude certe gamme di colore
da intellettualista occidentale fieramente biforcuto
afferma sì la bellezza di Hitler, o Lucifero, o Toni Montana
(qui non importa in quale personaggio sia compiaciuto)
ma il volutamente daltonico o cieco Dio coccodrillo
che è già colpevole in quanto adulto
e per tutti i suoi attributi
e per le gamme di colore proprio da egli detenute
è comunque ben peggiore di ogni ragazzo stolto,
il quale è complice in fondo solo della semiotica biforcuta
ma pronto, io so, a spogliarsene in un minuto
se ricevesse una diversa lezione
Alla deità, invece, è impossibile negargli la deità
negargli il suo Hitler, o Lucifero, o Toni Montana
come il massone per cui davvero il diavolo,
tra un decreto legge e l'altro,
tra una guerra e l'altra
o una giocata a golf, ha il suo valore
Migliore era certo il nazista Eichmann,
così probo e zelante, così ingenuo e credulone
una pelle di squame l'avrebbe chiamata mantello
e non senza una qualche giustificazione
in quella società nuova alla massa
nuova alla radio e senza televisione,
in cui la massa poteva essere se stessa
per fatale e ancora ignota seduzione
Oggi, diversamente, televisione c'è
ed è, tra un gioco e l'altro, informazione
una forma brutta di sapere ma lo è,
scremandone la propaganda, verificandone
su internet ogni dichiarazione
è una forma di sveglia contro dittatori e re,
perciò, la massa che oggi vaga nell'Ignoranza
non ha più nessuna giustificazione
innegabilmente fa i conti con la sua Stupidità
Sfilante sulle sue passerelle il regime
è sempre nullo o avverso alla bellezza,
e lo vediamo da noi, non servono più strumenti,
così come sappiamo che propaganda è scaltrezza,
ormai vistosa ostile e inversa irrigazione
Eichmann non aveva occhi così vedenti
quanto un uomo d'oggi appena intelligente
Catene d'oro al collo come un cantante
ha l'economista, l'imprenditore, il banchiere
ma che non sono pacifici oggetti
ma emblemi molto più grossolani,
quando in televisione mostra le sue banconote,
come fossero quadri o pani o carni fresche
e in oggetti affoga, costosi, non cinesi,
e sono questi la sua unica dote di nozze
finché non privo di estetica presunzione,
oggetto di sé, uomo idolo, stesso creatore
del suo esserlo, mostra quel poco che è dentro
di sé, ad occhi che lo sanno vedere, e cioè
il suo animo quasi disabile a idea e sentimento
tant'è che mentre sorride è sincero
questo Eichmann odierno, o Mario Draghi,
così presso il suo denaro, cinque euro,
sventolandolo in pornografica televisione
Quest'uomo può prendere il mondo in un attimo
diventare in un attimo il creatore di un cosmo,
ma precario, di Giuda, su cui però istallarsi,
e attraverso questo creato traditore darsi
all'uomo cieco e riproduttivo più in basso
che ne lecca e divora le merci
e lo precariamente ma fortemente
nel rito del Consumo
Insomma, seppure i voti siano precari,
il dominato ringrazia e trapassa con essi,
come da regola, il fatto dello stesso consumo,
che vige regolarmente proprio in questo trapasso
da un oggetto a un altro, da un idolo a un altro
per crepuscoli veloci, per attimi di presa;
il denaro d'altronde implica solo una spesa
che porta un acquisto e nulla oltre tale fatto
a meno che non sia un ringraziare d'altro tipo,
e non sia un fatto, appunto, ma un rito,
e allora succede che qualcuno dei serpenti,
talora l'intera massa, non solo ringrazi il coccodrillo
comprandone gli orpelli, ma voglia mangiarlo,
voglia consumare adorante i suoi campioni,
proprio come nell'agnello mangiano i cristiani
erroneamente, segretamente il loro Creatore,
e nell'ostia pure il corpo; e sono anche baciatori
di santini e piedi di statue i cristiani...
I consumatori serpenti sono invece dei leccatori,
e sono anche dei divoratori dei loro creatori,
e non meno pornografici di quelli leccano
e sgranocchiano come biscotti il Cristo loro,
che sia il Dio Dior, il Cristo Barilla, Lamborghini
o il Braun pantocreatore nonché frullatore
e così risalgono dal cosmo al Cosmocratore
all'origine degli oggetti e dei figurini
al dente storto con cui il coccodrillo, l'ordinatore
che incarna il kaos, ha preso terre e mari,
invaso e conquistato, occupato ogni territorio
ed è questo il suo primo atto, il possesso,
perché la Produzione non produce, dio non crea
se prima non possiede, se prima non prende
il mondo nei suoi spazi, e gli spazi sono popoli,
Prima di gettare il suo culto, dunque,
la sua cultura di merci e uomini idoli
quest'uomo deve realizzare una presa,
la presa della Terra e delle genti terrestri,
abbattendo giungle ed esplorando abissi
per poi con il lavoro di cesello intagliare
questi mondi a mo' di commerciali masse
commerciali idoli commerciali panorami
non paesaggi, non uomini, ma tipi funesti
di cose e genti stranite, sbiancate, ariane
e dunque una specie di setta omologata
e rosata, d'un grigio rosa incline a tutto
disposto a tutto, a tutto il male collaudato
ed è questo un carnaio peggiore del resto
di morti che avanza da una guerra, quelli
stesi a terra, quelli in piedi come vincitori,
questa lurida massoneria di consumatori
diverso groviglio di morti, diverso
ma comune a tutti noi che lo viviamo,
ed è qui che la parola groviglio è nodo,
l'inestricabile, il difficile nodo che lega
ormai ogni ceto e popolo del mondo,
serpente e coccodrillo, giungle e abissi
dell'uomo, groviglio di guerra e pace,
morte e vita che sono nell'uomo finché
chi divora e viene divorato sono uguali
corpo che striscia e corpo che sovrasta
lingua che torna al suo buco timorato,
e dente da mascella forte, conficcato
di forza nell'uomo, nell'altro come in sé;
la testa triangolare e piccola da serpe,
il piccolo furbo, traditore che è stato tradito
e la testa allungata da grosso alligatore
che sorride accanto alla sua banconota
denti storti su giacca nera, unghia schifosa
giallastra, sporca, deforme artiglio incarnito
nella sua sfera di morte o bolgia superiore
Tuttavia la goffa grassa bestia, nel groviglio,
ancora si distingue dal borghese inferiore
che non è meno meschino ma meno crudo,
raramente è Hitler, di cui pure è meno bello,
e non sforzi di lauree in filosofia né stelle
nemmeno le brutte poesie con cui s'atteggia
questa sua divina mediocrità contempla
rispetto a quella popolare che lo idoleggia
No, la sua sazietà è disperata follia, colpa
del suo detenere il mondo senza meritarlo,
malinconia di chi non conosce arte o lavoro
e non deve a nessuno la pur minima cura
e gli sono indifferenti le stelle e l'intero cielo,
e perciò come coccodrillo è sazio e realizzato
mentre da uomo egli è alieno all'uomo,
ed è confitto nel proprio dolore
quanto il suo dente avvelenato
o il suo artiglio da presa, artiglio e dente
come sua unica forma, mentre
per l'animale non valgono che come strumenti,
artigli e denti rispondenti a testa e cuore;
e non nel vivo dramma del biforcuto
egli vive, ma nella tragedia in cui è fermo,
ché non pena loquace ma dolore muto
lo perseguita come Oreste e lo frastorna;
e di moralità alcuno sprazzo redentore
né quella poeticità di poesia domenicale
ma solo un buio compatto e amorale
che si addica alla possanza di un rettile
così grosso nella sua capitalista vita sociale
- il coccodrillo vero, invece, al confronto
è stimabile, perché
la pelle squamosa è naturale
e non è vero che non conosca tormento,
ed è più ingenuo e innocente di un bimbo
tant'è che ho visto un bimbo intrappolarlo
fissando semplicemente un cappio a tre paletti
e quando la trappola è scattata ho visto
perfino una tenerezza nel coccodrillo
rivelata oltre l'apparente ruvidezza -
Quest'uomo invece non conosce
che la sua fiera mente ridotta in pezzi,
la ancor più ruvida e coriacea corazza
che è cinismo, la presunzione tutta
impegnata nell'esaltazione di sé duro
e ignorante, confusa con la forza,
e non conosce nemmeno quei freni
meccanici della paura che le masse popolari
a volte possiedono per istinto e ciò lo rende
privo pure di quella ragione che è svolta
in deliziosi confini inconsci, irrazionali,
dove talora una spontanea pietà si compie
- il coccodrillo, quindi, liberato da pietà
contadina, con sua inconscia coscienza
o etica rettile infine torna alla sua pozza,
e dagli orti, dai manghi in filari si guarderà
accorto, rispettoso, e dalla gente che li coltiva,
ma riconoscente è per umiltà e intelligenza,
per quel confine di sé così avvisato e capito
che gli impedirà di ricadere nell'errore,
nello sconfinamento brado, senza rispetto,
nel possesso oltre il consentito, nel puro potere -
L'uomo potente, al contrario, è rotto
in questo errore e per purezza lo muta in vizio,
finché torna sulle meravigliose distese terrestri
che sono di altri o soltanto della Terra
per distruggerle, o sono completamente sue,
quasi che il potere in fondo sia odio,
odio di giardini e paradisi, e allora delle guerre
o dei terremoti gioire diventa la sua pozza,
arricchirsi fino a morire, ed ecco allora il rito
fangoso di quel filare di banconote esposte
come frutta, carne, nel suo detto Mercato,
e questo rituale è poi perfezione, accuratezza
posta in tali atti volgari di ostentata ricchezza,
l'errore stesso è perfezione, perfezionato
benessere che la televisione mostra
come modello, negando di colpo il resto
o meglio il vasto mondo sano e importante;
e mentre la propaganda esalta nasconde
quel che di vasto e orrendo è da celare
intorno a questa fenomenale lezione
del denaro e del suo rettile servitore
Lezione d'artiglio, potremmo chiamarla,
o di quel dente osceno e feroce
che avanza grottesco dalla mascella,
ma che mostrarlo è come un'arte, specie
di scherma ma senza arte, un nulla
come nulla è la ricchezza, cosa atroce,
e concorrenza, competitività d'impresa
borsa, investimenti, affari, titoli
ogni sua parola appare già vuota
e qui ne converrà il lettore
Che una cera di volti e busti terrei
in linguaggi vili permei infine tutto di sé,
dai palazzi civili ai popoli, e che i riti
del mondo siano i loro deliri e sputi;
e che i loro artigli e i loro denti
siano infine i nostri, quegli assalti rituali
e mortali alla vita la nostra forma di vita,
proprio come tutti i loro motti di morte
diventano infine i nostri soldati,
che sono figli nostri e mai i loro,
come quel Bush riformato;
e che gli slogan dei venditori
siano i nostri pensieri, la forma
stessa delle nostre teste, proprio
come gli stomaci vengono sformati
dalle merci gassate dei produttori;
e fabbricanti d'armi & guerre
siano la forma di ogni politica,
democratica, fascista, progressista
la forma di ogni democrazia che insista
su sicurezza, libertà, benessere, nazione
e tutte le altre parole da copione
Io chiedo quindi che il lettore mi assista
e lo provoco e lo sferzo perché si opponga
all'idea falsa per cui saremmo tutti costretti
allo svanimento, non vita ma sopravvivenza,
all'idea che l'uomo non abbia coscienza
e libero arbitrio ma sia solo neuroni di bestia
e la bestia debba essere piegata, estinta;
finché anche l'idea di estinzione passi
e doveroso sia ogni fatalismo, ogni servilismo
al fato, che sempre viene incarnato dal potere,
quasi che le foreste producessero inquinamento,
non umana ma naturale o divina apocalisse
e questo già viene detto con quel negazionismo
che oggi assume forme politiche di piani
climatici non di contrasto ma adattamento
L'idea che invece io qui rivendico e pongo
è che ogni uomo è l'autore di una scelta
e questa configura infine tutto il mondo,
e da poeta che qui urla, o boccheggia,
e forse poi muore, qui ho scelto di parlare,
di dialogare con l'intelligenza del lettore.