Diario della morte italiana

Diario della morte italiana

mercoledì 2 febbraio 2022

 

                                            L'AMAZZONIA STA BRUCIANDO

Insomma...

 noi siamo certamente convinti, lo si vede nei fatti, che vivere una vita da italiani non possa coincidere, nei fatti, con il bruciamento dell'Amazzonia; la cui  distruzione avviene ormai sistematicamente non da ieri. Distruzione che avviene esclusivamente per fini commerciali (allevamento di bovini da macello, piantagione di palma da olio, commercio del legno, ecc.) e che, secondo calcoli concreti, equivale a perdere una fetta di foresta delle dimensioni di un campo di calcio ogni 2 secondi!  

  Eppure, nonostante tale tragedia immane e crudele, solo pochissimi di noi sono oggi impegnati in prima linea, come le ONG presenti in Brasile, o impegnati a lottare "da casa", magari anche solo seguendo una nuova linea comportamentale e abitudinaria (es: usando Ecosia al posto di Google, mangiando carne di provenienza non brasiliana, evitando i prodotti con olio di palma, facendo donazioni e poco altro). O magari operando nella cultura e nell'arte, ovvero nel solco della cosiddetta sensibilizzazione.

   Il problema è quindi sia in coscienza, sia nella coerente azione che ne consegue. Ma questa coscienza dov'è ? Io non sento nessuno accanto a me porsi il problema dell'Amazzonia. E vedo tutti sempre troppo alienati nel lavoro, nel lottare contro le tasse e le bollette, oppure nel darsi piacere. 

   Da una parte c'è la Realtà costituita, schiacciante, di chi deve guadagnare denaro, e con lavori anche onesti, ma che è comunque un rubare; un rubare a se stessi e alla propria coscienza, alla propria vita, che è come derubata... nelle maglie del lavoro, del denaro, della sopravvivenza. E su questo pesa tutta l'iniquità dello Stato, che è un altro ladro, rubante da noi in modo abilissimo; ed è anche un abile furbo e spesso anche un abile persecutore, quando ad esempio una multa non pagata, ma già estorta con mezzi iniqui, lui la moltiplica negli anni fino a chiederci somme moltiplicate. Lo stesso Stato che paga i guitti della televisione pubblica fior di milioni, e così dimostra, bellamente, che non ha bisogno di accanirsi su una tassa o su una multa. Così come non ha bisogno di tagliare pensioni, sanità, scuola,  ammortizzatori  sociali, ecc.  Uno Stato che sulla televisione confida, evidentemente, dato che qui il suo terribile e semi-invisibile socio, il Mercato, agisce con lunga mano. Ma perché lo Stato italiano perde la faccia così facilmente pagando milioni per un festival di San Remo o per cose anche peggiori, invece di tirare la cinghia come fanno i suoi cittadini sopravviventi e non edonisti? 

  E veniamo all'edonismo, che è l'opposto della suddetta sopravvivenza. Ebbene, lo Stato italiano non è morigerato sull'edonismo perché questo è il versante dell'Irrealtà costituita. Un versante che è sì opposto ma anche complementare all'altro, a quello della sopravvivenza, o della Realtà costituita. Il Mercato, si sa, è il vero regista, da quando la politica è diventata economia-politica. La Produzione dirige i palinsesti radiotelevisivi colonizzando in parte anche il mass media internet, e questo lo sappiamo, dato che fin dal dopoguerra l'Italia è un Paese capitalista e da cinquant'anni lo è in modo impietoso e subdolo, rovinoso e feroce. Un giovane medio d'oggi, intervistato, non sa dire chi sia Fellini o Pasolini e in genere si capisce da com'è, da come si muove e come parla che la cultura, nel senso umanistico, si è perduta insieme con tutti gli altri valori precedenti: dio, patria, famiglia, ecc.; in compenso, però, il suo sapere è colto in fatto di droghe, videogiochi, cantanti americani, attori americani e altri "personaggi", come li chiama oggi la Produzione. Del resto, se non è più un piacere osservare un dipinto o una scultura, figuriamoci l'essere istruiti in queste arti! 

  Ma la morte della cultura italiana non è solo quella indicata comunemente, e cioè indiviuata nei valori suddetti, anzi, oggi sono moltissime le forze conservatrici falsamente umanistiche come i partiti politici, le chiese, le sette (dalla massoneria fino pure alla wicca) che ribadiscono ossessivamente i valori di dio, patria, famiglia, ecc. Vedi anche i mille fascismi odierni coi loro family day e con le loro parate. Ovviamente è solo Propaganda, oppure fumo negli occhi di uno Stato e di un Mercato che non vogliono mostrarsi per come sono realmente, cinicamente moderni come sono, altrimenti chi potrebbe sostenerli senza vomitare? chi potrebbe continuare a dirsi morale? Ed anche sul piano pratico e opportunistico gli stessi valori di democrazia, rappresentanza, governance, società, comunità, ecc. salterebbero, come si dice oggi. Tutto lo status quo, insomma, a mostrarsi nudo, si rovescerebbe da sé, comprese le istituzioni del Parlamento e del Governo. 

   No, l'italiano è morto per morte di tutti i valori italiani possibili: metastorici, storici e dopostorici fino alle tradizioni umane più sottili, intime e profonde che facevano tutte parte della realtà del singolo individuo, dando a questo individuo non solo una realtà sociale, come membro, ma anche una sua vera, solida realtà personale. Questo italiano, quindi, perdendo la propria realtà culturale e umana, ecco che si è alienato e trasformato. Intendiamoci: non che non possieda più nulla della realtà italiana storica e millenaria, popolare e umanistica, ma di certo questa sua identità imborghesita attuale di uomo medio consumista, edonista e liberista, è il risultato di una fortissima devastazione interiore: come una Amazzonia di cose italiane bruciate. La coscienza e il senso critico nei migliori così come la nostalgia e lo spirito di conservazione nei peggiori, rendono gli italiani di oggi molto ambigui e in qualche modo belli, come alberi su cui tali forze resistenti fanno spuntare nuove gemme verdi contro il rogo compiuto. Fino a cinquant'anni fa, prima che il capitalismo con la sua ultima rivoluzione detta consumismo corrompesse il popolano, il borghese e l'aristocratico (le classi sociali con le loro identità, insomma), modificando nell'italiano in genere non solo alcune abitudini ma l'intera percezione delle cose, ecco che proprio l'identità degli italiani, seppure appartenenti a classi diverse, era ben definita, e lo era oltre al ceto d'appartenenza, come vulnus di una cultura e di un'identità generale. Quella cultura nazionale per cui un italiano differiva da un tedesco, un tedesco da un russo e via dicendo. 

Per l'italiano degli anni '50 e '60, ma anche per l'italiano della scolarizzazione di massa avvenuta negli anni '70, lo studio rappresentava ancora la possibilità di sapere, non la possiblità di partecipare al potere, sebbene questa divenne presto una tendenza. Il lavoro rappresentava un fondamento dell'identità della persona, un motivo di valore e di autostima, non un'opportunità di far denaro. Erano impensabili quei continui messaggi di oggi ovunque serpeggianti che ci dicono: "diventa milionario!" "fai soldi lavorando da casa!" ecc. Gli orizzonti della persona non erano la furbizia, l'ozio retribuito, il non-lavorare per far lavorare altri al proprio posto, o addirittura: il rubare dai genitori; e, in tal senso, l'esser mantenuti era una vera onta. La fama e il successo non erano degli obiettivi di valore e se ottenuti con nessuna abilità o talento (vedi i tronisti e le veline),o magari sporcandosi (vedi i puttani  le puttane), suscitavano riprovazione. Era sempre in causa la dignità della persona. E lo stesso gioco del calcio era puro, bello, quando le società sportive non erano ricche e non pensavano al mercato, finché, insomma, non diventò il cosiddetto "calcio-mercato". 

Oggi non si ammira Michelangelo più di quanto non si ammiri Al Bano o Sgarbi, e del resto i più prossimi a noi sono questi figuri della cultura consumistica ed edonistica dominante, non della cultura umanistica classica. Nella cultura dominante la realtà politica e l'irrealtà televisiva si fondono, proprio come avviene nel critico d'arte Sgarbi, e ciò fino al punto che non si può scindere il critico d'arte dal guitto, il politico dall'intrattenitore, l'uomo di Stato dall'uomo di Mercato. Stato e Mercato, così associati e fusi, rappresentano una trappola da cui l'italiano medio non riesce più a liberarsi. Eppure con il MoVimento 5 stelle il nostro Paese ha espresso sicuramente e fortemente la volontà di rompere questo connubio. "Cacciare via i farabutti, i criminali per innalzare i normali, gli onesti" è stata una grande risposta politica del nostro popolo, il quale evidentemente rispose al rogo culturale e cioè al nichilista ed egoistavbruciamento dell'Italia compiuto da un potere pluridenennale (liberismo, edonismo e consumismo non sono altro che delle espressioni nichilistiche ed egoistiche).  La forza di questo popolo a cinque stelle si raccolse nelle piazze, non solo su internet, e resta oggi il ricordo dei comizi spumeggianti dell'illuminista Beppe Grillo, che espresse indubbiamente razionalità e amore per l'Italia. Ma a parte lo sbocco politico, diciamo che questa necessità del nostro popolo di riconquistare l'Italia, dominata e colonizzata da un potere fondamentalmente alieno e lontanissimo per valori alla nostra cultura storica (il berlusconismo, il capitalismo europeista e tutta l'alta finanza americana, per dira in sintesi), ebbene, ecco che questa necessità di riappropriazione si è espressa e si esprime tutt'ora là dove meno ce lo aspettiamo, e in modo del tutto inorganizzato, casuale, assumendo mille forme. Resistono e combattono tutti coloro che ancora fanno la fila davanti a una mostra d'arte figurativa, o davanti a un cinema magari per vedere il film "Ennio",  e chi ancora legge i grandi scrittori, o coltiva la natura non solo per produrre e vendere; e chi detesta la droga e ricusa la movida. In questo senso, e torniamo al tema centrale di questo mio scritto, sicuramente è molto importante (e forse anche più efficace) una presa di posizione diffusa pur non direttamente impegnata, che un impegno da militanti, da attivisti che operano specificamente e fanno "solo quello". Perciò: l'azione militante delle ONG in Amazzonia è meravigliosa, è coraggiosa e diretta, ma ogni azione di boicottaggio e comunque tutte quelle azioni indirette che possiamo mettere in campo noi che non siamo attivisti possono fare la vera differenza.

Chi di noi avrà mai la possibilità di incontrare il mostro Vittorio Sgarbi per strada e dirgliene quattro? Chi avrà mai la possibilità di reagire contro il VIP Al Bano per aver fatto parte di quella masnada di "famosi" vanitosi e sporchi campeggianti sull'isola omonima? Questi sono solo due esempi della sporcizia culturale gettata da anni dal potere su questo nostro paese un tempo coltissimo e ammirato nel mondo, potete quindi immaginare quanto io abbia goduto nell'apprendere che Sgarbi e Al Bano sono stati insultati, fischiati e cacciati dal pubblico dell'Arena di Verona durante la commemorazione di Franco Battiato. Franco Battiato era un uomo modesto, non un VIP, ed era un musicista di un certo calibro, non solo un canzonettista. Forse non è paragonabile ad Ennio, ma comunque non era un famoso sporco e vanitoso. L'Italia presente nel teatro dell'Arena certamente era un'Italia di "partigiani moderni", ben intenzionati a cacciare l'alieno potere delle TV, il nemico della cultura e di tutto, nonché un nemico schierato anche politicamente.  

 Il potere dominante è alieno quanto i suoi smartphones sempre nuovi e super-accessoriati, un vero nemico dei vecchi per la loro impraticità, e un vero nemico dei giovani per la loro istigazione al nulla. Se un adolescente italiano oggi è totalmente nichilista, e dedito alle droghe, lo si deve anche alla dipendenza che un tipo di cellulare mostruoso induce in lui, istigandolo a sostituire i libri con i videogames, alla diseducativa comunicazione delle chat, alla cultura dell'immagine al posto della parola, all'informazione in pillole data da internet, ecc. E dal borghese adolescente imbottito di droghe e di negatività la mia mente vola al contadino meccanizzato: quale piacere operativo e quale dignità proverà nel raccogliere le nocciole con l'aspirapolvere? Oggi che i produttori di olio raccolgono le olive con mostruose macchine scuotitrici, mi chiedo se non sia meglio tirare la cinghia anche in quiesto caso: ridurre necessariamente le proprie aspettative, avviarsi all'umiltà necessaria, pur di mantenere intatta la consapevolezza di sé e la gioia del proprio operare sulla terra, tra le piante pacifiche e silenti. E dal contadino volo all'operaio d'oggi, quello ingrassato e furbesco; perché non smette di fare gli "straordinari" per riprendere la dignità della sua classe, che un tempo lo rendeva così forte e bello? Oggi anche lui, in maggioranza, non pensa che alle sue tasche. Ho conosciuto operai edili che pur di mantenere la loro costosissima BMW, che vedevo pargheggiata in cantiere e mi sembrava quella del padrone, lavoravano in traferta da anni, lasciando così famiglia, figli, madre, dio, patria e tutto il resto dietro le loro spalle. Alcuni, come i rumeni, cambiano non solo nazione ma smettono di essere perfino contadini, e quando tornano a casa, se tornano, distruggono le vecchie case di legno bellissime e ricchissime di tradizione e di memoria per trasgìformarle in un prototipo di IKEA.  

 La media di giovani italiani (li ho conosciuti nelle tante interviste ufficiali ma anche osservandoli io stesso) è una massa totalmente indifferente alla scienza come all'arte, e abbrutiti, alienati nelle mode e nelle movide, conformisti nel degrado, nell'autodegradazione, nella distruzione umana piovente dall'alto, li vediamo trascinarsi come vermi. Io mi chiedo se non sia meglio morire. Io li manderei d'obbligo (come esiste "la scuola dell'obbligo") a pascolare cavalli, ad aiutare conigli e altri animaletti, a potare le piante. Cercherei, cioè, se fossi lo Stato, non più di insegnare loro Michelngelo e Marconi, Leopardi e Dante, dato che tutte queste nozioni abbiamo capito che restano solo nozioni, finché non si perdono nel nichilismo programmatico e nell'edonismo drogastico.imperanti. Potrebbero anche essere costretti a viaggiare, ma di certo dovrebbero essere salvati da questo degrado. Ma questo degrado è un prodotto della superiore associazione a delinquere Stato-Mercato e dunque questi giovani medi non devono pensare all'Amazzonia così come non devono studiare e sapere, che siano solo degli spocchiosi depositari di un minimo grado di istruzione e facili alla prostituzione e alla corruzione. E magari ahnche diposti ad ammazzare, come nel caso dei fratelli Bianchi, che qualcuno assoldava per picchiare. Sono carichi di istinti omicidi che non sanno come sfogare se non con lo sport, perché la Realtà costituita si basa sulla ferrea legge dell'autocontrollo e della contenutezza, e dunque implodono. Muoiono così, dunque, senza alcun eroismo, ma anzi strisciando penosamente, in questo Paese che li vuole morti; morenti complici di chi li vuole morti. La decadenza italiana ha raggiunto il suo picco di perversione.   

 Oggi siamo al denaro che torna al denaro, come la pecora che torna all'ovile. E anche il successo significa denaro. Ma significa anche narcisismo soddisfatto. Questi piccoli mostri hanno le loro soddisfazioni, se riescono a studiare senza faticare per poi avere un lavoro che porterà denaro. E questi non sono tanto i nostri ragazzi quanto i nostri vecchi, perché se non ci fossero dei vecchi-macchine di denaro probabilmente non ci sarebbero nemmeno dei giovani così corrotti. Dai banchieri ai tantissimi imprenditori ai famosi miliardari fino ai tanti individui che nell'avidità hanno scolpito il loro nome. Se consideriamo che anche le parole "banchiere" e "imprenditore" erano inesistenti nel grande dibattito italiano, mentre oggi non c'è giornalista o scrittore o attore che non abbia un editore o uno sponsor danaroso dalla sua. Un tempo i banchieri non avrebbero mai immaginato di poter ricevere onorificenze statali. Un banchiere come Geronzi, famoso bancarottiere, un vero criminale, ha ricevuto titoli onorifici tali che oggi viene considerato un eroe della patria alla stregua di un Pisacane.  

Ma questo ribaltamento del valore umano è un problema vasto e complesso, coinvolgente ogni sfera della nostra società. Oggi sono molti i giovani ricercatori italiani che fuggono all'estero e là dimostrano il loro talento, ottenendo veri titoli, mentre da noi un uomo come il comandante Schettino, responsabile di 32 morti, viene rilasciato e trasformato in autore di libri, uno scrittore presentato pubblicamente dai giornalisti di Porta a Porta. E mentre questo accade, il comandante De Falco, colui che richiamò Schettino al dovere durante la strage, subisce invece una forte azione di mobbing e viene rimosso da incarichi esterni per essere dimenticato tra le carte di in un ufficio.   

   La coscienza di sé e del proprio ruolo sociale è un duro problema per uno Stato come questo, così come la mancanza di coscienza critica è invece utile al Mercato, dato che il consumatore di merce non deve ragionare, e l'italiano medio deve essere un consumatore eccellente. Chi non ragiona può consumare ogni cosa, anche la merda. E può essere carne da macello utile per qualche affare sporco. E può sostenere meglio il valore del denaro. E può tenere al valore del successo perché non saprà ragionare su quanto il successo sia errato. E non si cimenterà mai nel difendere l'Amazzonia, ma semmai resterà imbambolato a guardare le fiamme ardere la foresta e le definirà belle come la testa di Hitler, o come una scena cinica di un film di Tarantino, o come l'ultimo capolavoro nichilista di Von Trier.  Non difenderà le belene, semmai difenderà gli arpioni, "tanto prima o poi dobbiamo tutti morire" e lo spettacolo del sangue che schizza è sicuramente più eccitante di un'operazione di salvataggio. C'è tutto un cinema e tutto un filone di videogiochi e anche di fumetti che si basa sul "fascino del male", in cui ogni atrocità è spettacolarizata fino alla noia. La noia è sicuramente un problema per questo borghese contemporaneo, non solo italiano. Che si possa uccidere per noia, lo hanno dichiarato molti giovani assassini. Questo tossico, che è tossico per molte dipendenze diverse, potrebbe anche rifiutare i vaccini perché hanno il fine di "iniettare dentro di lui un siero maligno", e mentre dice questo non disdegna ingerire l'ennesima pillola allucinogena del sabato sera.

  Da una parte abbiamo detto che viviamo alienati negli effetti della vita pratica, che sono la compressione e la depressione esercitate su di noi dalla Realtà costituita, o anche sopravvivenza, contingenza pratica del vivere: carovita, tasse, bollette, rette, debiti, ecc. - e dall'altra parte le azioni deprimenti e comprimenti dell'edonismo della cultura attuale, e cioè dell'Irrealtà costituita, o anche il sistema di piaceri e illusioni che Stato e Mercato ci impongono; dove i piaceri non sono meno imposti e pesanti delle tasse. E così, accomodati-morti davanti alla televisione o accomodati-morti davanti a un cocktail, trascorriamo il tempo "libero" (free time) dalla Realtà con illusioni e intrattenimenti che ci vengono da una realtà falsa: l'Irrealtà: evasione, sballo, droga, divertimento stabilito, ecc.  E come si evince,  ci sono oggi molte più parole per descrivere la nostra attuale e coatta spensieratezza illusoria che per descrivere il nostro rapporto sostanziale con l'Amazzonia.   

 Dell'Amazzonia bruciante non ne parlano i nostri vicini, ma ne parla almeno lo Stato? No. 

Eppure una coscienza dell'uomo oggi sarebbe URGENTEMENTE chiamata a riflettere su quanto la nostra vita dipenda profondamente dalla perdita dell'Amazzonia, e che ogni secondo che passa questa immensa perdita di foreste fa sì che l'aria del nostro pianeta diventa sempre più irrespirabile, anche per via dei già conclamati e urgenti fenomeni quali l'inquinamento e il surriscaldamento del pianeta. 

Insomma...

   le nostre vite sembrano poter essere vissute tranquillamente come spazi di tempo vissuti al di là dfuori dal pianeta Terra. Infatti: sul piano temporale l'Amazzonia distrutta - la cui distruzione sembra non toglierci alcun secondo di vita - non sembra essere un problema presente né futuro, e ciò nonostante il punto di non ritorno sia ormai vicino: fra dieci anni. 

Oggi possiamo ancora ammirare l'enorme estensione della foresta pluviale, ma quando la perdita dell'Amazzonia sarà totale cosa ammireremo? Forse vedremo noi stessi allo specchio! 

Ma nemmeno in termini di spazio l'Amazzonia è lontana dall'Italia, e non appartiene al Brasile. Io credo che questa idea sia solo un'illusione mentale dovuta all'idea dei confini. I confini italiani, brasiliani, europei... Questi ultimi sono confini inventati di recente, che di fatto non esistono e l'azione militare russa in Ucraina ha messo a nudo proprio il gioco di potere esistente sulla trita idea dei confini. E sicuramente ci illudono, questi "confini nazionali", sì perché l'Amazzonia non appartiene ai brasiliani ma è parte di un unico pianeta. La legge di Bolsonaro non può permettere tale massacro, se questo ricade anche sulla nostra salute e sulla nostra vita. 

Insomma...

se non avessi quasi cinquant'anni d'età mi sarei già lanciato in quelle foreste, in soccorso attivo. Ma avrei comunque tenuto questo Diario, momento in cui la ragione si posa sulla pagina. E non è detto che un giorno non mi imbarcherò al fianco di qualche bellissimo italiano scampato alla morte del nostro Paese. E' per questo che ho scritto al WWF, a Greenpeace e altre associazioni impegnate in questa lotta. Proprio per avere informazioni su come fare a intervenire fisicamente. E ciò lo faccio mentre mi rendo conto perfettamente di quanto io possa fare poco, dato che gli stessi attivisti in Brasile vengono continuamente attaccati e isolati dalla politica di Bolsonaro, stando a quello che ci dicono i giornali. Eppure sono così deciso! Proprio come due anni fa quando in piena bufera razzista ho compilato il form della Sea Watch per partecipare all'equipaggio, ma, non avendo esperienze di studi nautici né le conoscenze tecniche richieste (informatiche, meccaniche, ecc.), come ruolo che avrei svolto a bordo designato ho scritto: "cuoco". Una cosa ridicola, sì, ma la voglia di diventare un soccorritore nel nostro mare in quel momento era talmente ispirata dalla schifosa politica dei "porti chiusi". Salvini su uno come me ha l'effetto contrario a quello che vorrebbe ottenere.

MA VENIAMO A OGGI, CONCRETAMENTE

Proprio l'altroieri queste mie email hanno avuto alcune risposte. Greenpeace mi invia una petizione da firmare, dicendomi che possiamo fare tanto anche "da casa". E rimanda tutta la mia rabbia e la mia disperazione a questa firma. Sono stati comunque gentili e nella sostanza credo che costringere l'Europa a imporre ai nostri imprenditori il divieto di importare materie dal Brasile sia un passo doveroso della politica italiana e continentale. 

Qui, se volete, potete firmare anche voi:

https://attivati.greenpeace.it/petizioni/foreste/


Anche Amazonia onlus mi risponde. Molto gentili, pure loro, ma anche da parte loro non c'è alcuna proposta a rendere concreto il mio desiderio di partecipazione fisica alla lotta contro la deforestazione. Mi si propone tuttavia di partecipare artisticamente, mettendomi a disposizione come montatore video, dato che recentemente ho pubblicato un mio video e loro l'hanno visto. Una carrellata di immagini, anche imponenti, come le fotografie di Salgado, ma soprattutto terribili, dove si vedono gli incendi e si immaginano gli effetti che questi possono avere sugli alberi e su tantissimi animali. Ma poi, in questo mio video, c'è, come in un sogno utopico, una ripresa della foresta, e della Terra, sentiamo allora le due voci unirsi e parlare. Forse è il solito canto ripristinato, forse è un grido di aiuto... non so. Primariamente è un'opera di musica, a cui ho poi associato un mio video con dei versi poetici per renderla maggiormente fruibile; ma ciò non toglie di vederla solo con le orecchie, chiudendo gli occhi e lasciandosi guidare, come faccio io quando ascolto un mio brano musicale.  

Insomma...

chi ha una coscienza o chi vuole farsene una, ed è ancora in giovane età, dovrebbe informarsi come faccio io e anche meglio. Andando a parlare con queste ONG, aggregandosi a quei volontari, e stare già là, in Amazzonia, prima che sia troppo tardi sia per il suo futuro sia per quello del mondo intero. Là, al fianco di quei brasiliani che con umili secchi o manichette di vigili stanno combattendo il più terribile incendio della storia e del dopostoria.  

Da questa coscienza e disperazione è nata in me questa musica: 

 https://www.youtube.com/watch?v=ndaHy7GfNQ8