Diario della morte italiana

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giovedì 14 dicembre 2023






 L'uomo del Club della Caccia

 

 

 

 

 

 

Bussa alla porta del Club della Caccia il leone

s'apre mogano scuro covo inferno antro massone

e dischiude per stanze corna avorio d'elefante

un ruggito d'orror-pena spanto nero assordante

che investe Roma: chiese, fontane, affrichi obelischi,

tane di nobili con pedigree, miti cardinali basilischi,

salotti-rettilari, fermi sauri in cupole, ascosi vaticani

che stanno nelle cose come code tra muraglioni,

lingue di camaleonti... e ancor più osceni i ragazzi

che tra quelle muffe vanno recando i viscosi vezzi:

appiccicosi conformismi, adesive logiche commerciali,

collose retoriche intellettualistiche, melasse paternali...

 

Ed ecco che al ruggito il bieco Lucifero si fa fermo

cacciatore disturbato dalla preda sua che è stormo

vendicante ruggente negro immigrante fuori stagione

ed è bianca ragazza che cinguetta piange ma è leone

e sciame di coetanei schizzanti sul Gogh impressionista

ribelli all'ufficial veleno borghese autoritario alchimista

estratto di morto da far bere sovrano a "nostri giovani"

che però resta al chimico-oratore nelle sue atre mani, 

che essi rigettano col solo negazionismo oggi buono:

di chi si nega come preda alla luce di un giorno nuovo.

 

Il leone ha visto quelle zanne davvero o in sonno?

La dura porta al posto della magica porta di sogno 

quando al giovane è talmente amico l'amico elefante 

che come disteso tra braccia gli dorme tra le zanne

e non c'è guerra ma maternale pace nella pia foresta

che non dà alibi a spari ma solo a pie difensive gesta

indirizzate alla Terra; e non la caccia, vergognosi fucili,

ma ecologia, coscienza contro vecchi infanti da cimeli

che tecnologia rende precisi nell'uso del ferrovecchio,

ché il pescator di frodo con bombe empie il secchio!

 

Ecco dunque che al grande ruggito quest'ometto tace,

pantofolaio regnante su animali, su uomini, ma pugnace

contro i pacati, lenti, buoni, fiduciosi, trasognati elefanti

che "all'armi all'armi" spianate non tremano; poi crollanti

ai piedacci di chi invece disarmato tremerebbe vigliacco

e con timore pari alla sua squadraccia e al suo lignaggio,

quel figlio di matrigna città e penoso orfano di Natura,

alieno al primario equilibrio eppure,"uomo d'avventura",

facevasi chiamare ieri dai giornali l'assassino per vacanza 

- il cristiano difensore di vita! -, l'amante di una mattanza   

ch'è furto della ricca vita della Terra, non solo morte,

non l'esanime oro che da esanimi rocce viene estorto;

e non è come il toro la cui vita vien pagata col prezzo

del torero, no, poiché senza rischi è l'agiato malvezzo

del cacciatore, e il compare più dell'elefante ucciderebbe

se il dente umano fosse zanna protrusa e così resterebbe

nelle sue stanze a cacciar senza sforzo o, dicasi, in sede,

se i cacciatori dei cacciatori fossero cacciatori e prede.

 

Al Club della caccia si presenta allora il ruggente leone,

cercando una chiave, l'ermeneutica della sua estinzione, 

ma vede là solo teste decapitate di magnifici innocenti

tra cui un cinghiale e una lince strani... veri eppur finti!

come a dimostrar che Natura non si trattiene con paglie

e manti, sguardi, teste sfuggono alle nostalgiche tenaglie

del gobbo imbalsamatore e alla statura della sua chimica;

e son teste che però ne valgon una sola: la pazza, clinica

testa del nobil cacciator nel suo ribaltato mondo interno:

specie di Noè con arca rovesciati... ma in un mare calmo.

 

È così che quelle sale insegnano al leone ogni conoscenza,

ogni risposta alle sue domande in cose messe in evidenza:

il titolo incorniciato, il lingotto lucidato, in lucidata vetrina,

una pinna di pescecane, una foto del papa, una di Cortina,

una sacra reliquia, un baffo di Hitler, un bebè in similpelle,

un compasso, un grembiule da rito, da giudice un martello,

l'autografo di un idiota della tv, la registrazione di un raduno

a Piazza Venezia, un crocefisso da portar su Marte, un fauno

con cazzo in ametista e, al centro del bestiario tassidermico,

l'uomo del Club della Caccia in persona, il bestio endemico.

 

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